Almeno su questo blog. Materatown, si sta sviluppando un discreto dibattito… il che, confermiamo, è positivo, sempre positivo.
Aspettiamo anche noi commenti, magari di tanti altri fuori sede, e siamo pronti a dare informazioni e spiegazioni a chiunque abbia necessità di capire bene che cos’è l’evento chiamato “Capitale europea della cultura” e perché potrebbe essere così importante per Matera e il suo territorio (anche se è fra dieci anni… ?). A noi viene il dubbio che forse, dico forse, vale la pena di fare qualcosa proprio perché di tante cose siamo insoddisfatti (dico bene, Bertoldo?). E che dieci anni sono non una meta lontana ma una prospettiva da cogliere, e molto altro…
Noi siamo sempre qua.
Quando si parla dei materani come di gente passiva che ambisce solo al posto statale, non si offre un buon servizio alla città e soprattutto a quei materani che nel corso dei secoli hanno creato e prodotto un paesaggio urbano che da qualche anno è considerato patrimonio dell’umanità. Tra l’altro, i materani che risiedono nel comune di Matera sono meno della metà dell’attuale popolazione. Riferendomi al fuorisede, dico che tutto è perfettibile, anche il programma di Matera 2019, e che la critica è sinonimo di partecipazione e di democrazia, a patto, però, che sia costruttiva e non distruttiva, propositiva e non disfattista. Lo dobbiamo anche ai nostri nonni che sono stati gli artefici e i creatori di quel patrimonio culturale che sta a noi valorizzare e rendere fruibile. Criticare si deve, ma avendo sempre delle proposte alternative o integrative che possano contribuire a migliorare e a rafforzare quello che di buono esiste già, e a Matera esiste.. Io vedo in questa iniziativa una occasione, non l’occasione, di colmare i punti deboli che hanno caratterizzato la storia di questa città. Quando si parla di Matera ci si dovrebbe riferire a tutta la provincia, e in alcuni casi a tutta la Basilicata, per due motivi: 1° essendo già in pochi non possiamo continuare ad alimentare sterili campanilismi; 2° avendo avuto una storia comune, dobbiamo guardare a quello che ci unisce e non a quello che ci divide, perché quando si parla di cultura dovremmo partire da alcuni presupposti, e cioè che la cultura è condivisione di conoscenze oltre ad essere sempre espressione di un territorio il cui confine geografico non coincide quasi mai con quello amministrativo. Matera è la tappa di un itinerario, non è l’itinerario. È perciò necessario creare un itinerario culturale oltre ad un calendario di eventi che possano insieme valorizzare tutta la provincia di Basilicata ( come era in precedenza chiamata). Una parola che ripeto da anni e che qualcuno comincia ad usare solo adesso è sinergia. Il lato economico è importante e indispensabile per questa terra, come per tutti, ma deve essere l’esito di un percorso di valorizzazione e fruizione esercitata in maniera sostenibile e compatibile con il contesto locale, altrimenti rischieremmo di svendere la nostra terra (vedi scorie nucleari per Scanzano o petrolio per Tempa Rossa ) e non di creare una virtuosità positiva a beneficio dei Lucani…Sarebbe anche una occasione per svecchiare il sistema, per dare spazio a un’energia giovane capace di aprire la finestra e far uscire quella sensazione di muffa che si percepisce avvicinandosi alle stanze del potere.
Buon lavoro a tutti