Come non interpretare positivamente l’intervento del dott. Vito Labarile.
Certo non fa alcun riferimento specifico a Matera2019, ma quando chiede di trasformare Matera in laboratorio per la soluzione di problemi economici sociali e culturali, quando fa riferimento al fermento creativo che vede impegnati con passione civile ed Intellettuale tanti cittadini, quando chiama in causa la cultura storica del fare, del lavoro della solidarietà quale caratteristiche imprescindibili per lo sviluppo della città, non può che rappresentare un intervento di supporto alla causa della Candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura.
Che il “mondo” economico abbia deciso di scendere in campo?

“L’orgoglio è il sentimento che ti pervade quando leggi nei volti dei tanti visitatori della città, la meraviglia per un paesaggio urbano unico nel suo genere, per le sue atmosfere surreali, per lo spazio che ti avvolge, e che sembra andare oltre”. Inizia così l’appello al sindaco di Matera, Emilio Nicola Buccico, del vicepresidente della Fondazione Carical, Vito Labarile.
“Quando ti aggiri tra i vicinati degli antichi rioni di tufo e scopri quel vincolo sociale che stava a testimoniare come le famiglie del tempo, nonostante l’asprezza della vita e degli accadimenti, si riconoscevano in un fortissimo senso di appartenenza e in una straordinaria risorsa: quella della solidarietà. Quando incontri i tanti studiosi che giungono in città e, parlando con loro, ti accorgi di quanto interesse, di quanta notorietà, il nostro territorio ha accumulato nella comunità scientifica nazionale e internazionale. Quando rileggi le cronache cittadine del Secondo Novecento, e ritrovi come in questo paesaggio, in questa quinta scenica, si sono sviluppate ricerche antropologiche di grande spessore scientifico (Frederick Freedman), gli affreschi letterari di Levi e di altri scrittori meridionalisti, le immagini di una grande cinematografia (da Pasolini ai tanti che hanno fatto di Matera una nuova Gerusalemme), dell’antropologia culturale che nasce (Freedman, Tentori, Scotellaro, Mazzarone e tanti altri), degli studi di Giovanni Battista Bronzini e della grande fotografia di Henry Cartier Bresson. Cresceva e si sviluppava in quel tempo in città, un grande laboratorio di idee, dove la cultura del fare, del lavoro e della solidarietà, vedeva l’incontro tra grandi personalità nazionali e locali, anticipando, già da allora, quello che oggi viene comunemente inteso come il paradigma della contemporaneità: la cultura delle diversità.
In un momento difficile di crisi si chiede alla città di produrre uno scatto, un sussulto. Bisogna spiegare a Matera cos’è Matera. Oggi, accanto a un uso distorto di una grande risorsa, patrimonio dell’Unesco (i tanti esercizi commerciali, B&B, e un inconsueto call center), si scorge la presenza di strutture ricettive alberghiere di grande raffinatezza, dove i temi del design e dell’architettura contemporanea, si fondono nella tradizione, dove il soggiorno diventa per l’ospite, un’esperienza e una ricerca. Un esempio questo, che si presta a riflessioni di antropologia, per come il tema della bellezza, dell’arte, dell’armonia, induce sull’uomo capacità di intrapresa, pur in assenza di importanti presupposti economici, come in questo caso, dove un’industria ricettiva di così alto spessore culturale e imprenditoriale si sviluppa prima ancora di un’offerta culturale di altrettanto rilievo. Oggi in città c’è un insolito fermento creativo, una voglia di partecipazione che fa capo alle tante associazioni, ai tanti circoli, che si alleano al mondo del volontariato, che esprimono interessi autentici e che chiedono ascolto. Queste voci hanno bisogno di una regia alta, forte, autorevole, che rimanda a una politica che deve rispondere con la costruzione di una visione della città moderna e contemporanea. Una politica che supera le ragioni della crisi, attraverso quelle della cultura, del sostegno alla creatività, al talento dei tanti giovani che operano nella ricerca, nell’arte, nell’industria, nel design.
La politica deve abbracciare la dimensione del fare, rappresentandolo e mandandolo in scena, abbandonando la dimensione della politica come puro intrattenimento.
Bisogna ritornare a una politica del territorio, laboratorio per la soluzione di problemi economici, dove disegno urbano, architettonico, infrastrutturale, siano componenti inscindibili di un’unica azione. Allora chiedo al mio Sindaco – conclude Labarile – di recuperare lo spirito che ha animato la sua campagna di ballottaggio, dei grandi progetti di riqualificazione urbana annunciati, della giunta dei migliori, dei sussulti e dei fremiti che sembravano preludere a una grande stagione di cambiamento. Butti il cuore oltre l’ostacolo, abbandoni ogni cautela e ogni riflesso che lo condiziona, e lo riporta a un passato che ormai non gli appartiene più, e ci regali un futuro, caratterizzato da passione civile e intellettuale, da generosità verso i Tanti, gli Altri, i suoi Concittadini, restituendo a tutti, per l’appunto, orgoglio e speranza”.

Labarile (Fondazione CARICAL), appello al sindaco di Matera

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