L’occasione per tornare a dire il nostro pensiero viene dall’opportunità di incontrare, finalmente, anche noi Grima, giunto come Direttore artistico della candidatura di Matera a Capitale europea della cultura. Ci presentiamo, raccontiamo la nostra esperienza e anche la nostra delusione per tante cose.
Ma cosa non ci piace?
Dobbiamo sintetizzare, ma l’elenco è bastevole:
- Autoreferenzialità istituzionale e governance del processo di candidatura condiviso molto nella forma poco nella sostanza
- A 6 anni dall’avvio delle attività, informazione ai cittadini insuffciente o di fatto ritagliata su target troppo particolari o limitata al singolo evento
- Mancato coinvolgimento della Provincia e delle aree limitrofe
- Assenza di condivisione dei “dialoghi per Matera 2019”
- Frattura tra Istituzioni e “scena creativa”: solo pochissimi risultano essere riconosciuti come interlocutori reali
- Propensione a importare modelli “altri” e scarsa attenzione alla valorizzazione delle esperienze locali, dell’identità territoriale e di “popolo”, del “genius loci” e della tipicità; la cultura senza cultura…
- “Insieme” e “abitante culturale” cifre insuffcienti a defnire una “visione” di sviluppo per la città, il territorio e i suoi abitanti
Beninteso, noi abbiamo grande fiducia nella possibile “vittoria” del titolo; noi ne siamo certi, e lo diciamo senza paura di “brutte figure”; sappiamo che Matera e i suoi abitanti, la storia e il patrimonio di questa città, le risrorse creative, la capacità di resilienza (va di moda, ma non l’hanno inventata i guru della comunicazione, la resilienza) e la capacità di sogno, sono bastevoli a sbaragliare la concorrenza. Ma, prima che sia troppo tardi, non ci basta: ci interssa la qualità complessiva del percorso e la prosettiva ampia, che porti ben oltre l’orizzonte del 2019.