Oggi più che mai ci è data l’opportunità di un nuovo inizio, ora più che mai c’è bisogno di reagire ed operare cambiamenti profondi, capaci di ripensare seriamente e di trasformare i rapporti sociali ed economici.
C’è urgente bisogno di delineare un nuovo paradigma, una nuova visione, un nuovo “sguardo” sulla realtà e sul mondo, sui rapporti tra le persone, tra le imprese, tra i citta- dini e le istituzioni e tra tutti questi soggetti e l’ambiente che ci circonda.
Oggi più che mai avvertiamo il bisogno di ricominciare a “pensarci come comunità” perchè la pandemia ci ha dato l’ennesima, brutale conferma che nessuno si può salvare da solo, perchè le scelte e le decisioni dei singoli hanno un impatto diretto sugli altri, perchè nessuno può realmente pensare di realizzarsi senza un “sano” rapporto con l’altro-da-sè, senza considerarsi e sentirsi parte di una comunità, perchè, come sosteneva già Aristotele oltre duemila anni fa, non si può più pensare che si può essere felici anche da soli.
Per questo abbiamo bisogno di ripartire dalla “comunità” e dal prefisso “cum” che è nell’etimo latino della parola.
“Insieme” può essere la nuova parola magica da usare per provare a ri-costruire le nostre comunità e la nostra società che nelle prossime settimane si troveranno a fronteggiare i pericoli ed i rischi di sconvolgimenti che si prospettano drammatici per ampiezza e pro- fondità, laddove “insieme” vuol dire proprio tutti, nessuno escluso, cittadini singoli e as- sociati, imprese ed istituzioni.
Da queste premesse l’Associazione Matera2019 intende ripartire provando a riannodare il filo di un discorso avviato, in realtà, già da circa un anno e mezzo.
L’edizione 2020 di Care For, pur ponendosi in diretta continuità con le due precedenti (2019 e 2018), rappresenta il superamento della fase più strettamente associativa legata al percorso di candidatura di Matera a Capitale Europea della Cultura e l’avvio di un per- corso comune da compiere “insieme” ad altre realtà ed altri cittadini “liquidi” che hanno condiviso sino ad oggi i principi ispiratori e gli intenti del progetto Care For (o che in futuro vorranno farlo).
Il riferimento è alle Associazioni Il Carrubo, Fidas Matera, ANCRI Sez. Matera-Policoro, Italia Nostra ed ai rispettivi esponenti che hanno collaborato alla realizzazione di questa edizione e che saranno protagonisti di diversi momenti della rassegna con interventi e testimonianze dirette ma soprattutto con la presentazione di progetti e proposte elabo- rate da ciascuno e da tutti condivise e sulle quali auspichiamo possa convergere in un prossimo futuro anche l’adesione e la collaborazione di altri soggetti in perfetto accordo con lo spirito ed il metodo che anima tale iniziativa.
In particolare Care For2020 si propone, alla luce anche della strettissima attualità, di avviare una riflessione su quelle trasformazioni “possibili” che possono incidere nella co- struzione di una comunità che si dimostri effetivamente “anti-fragile” e non più e non solo e soltanto “resiliente”. Se la resilienza, infatti, è re-attiva, la anti-fragilità è pro- attiva. Laddove la resilienza implica la presenza di una capacità di reagire a shock esterni negativi rimanendo sostanzialemente uguali a se stessi, la anti-fragilità, invece, si propone di stimolare il cambiamento e lo sviluppo invece di puntare al puro e semplice adatta- mento.
Siamo convinti che la costruzione di comunità “anti-fragili” passi, innanzitutto, dalla pro- mozione e diffusione della cultura del “prendersi cura”, dell’”avere cura” in primo luogo di tutte quelle situazioni di fragilità che sono già ora evidenti e manifeste e che riguardano le persone, i luoghi, i territori, le città.
L’aver cura implica l’attenzione, il prendere a cuore, il farsi carico di. In questo modo si realizza e si esercita pienamente anche la responsabilità nella sua accezione più profonda di “rispondere a” e quindi nella sua componente intrisecamente relazionale ed intersog- getiva.
Perchè produca effetti e sia realmente efficace, la pratica della cura deve uscire, quindi, dalla sfera individuale e domestica nella quale è stata finora relegata per cominciare ad essere una pratica collettiva, ossia svolta insieme ad altri. In questo vi è il legame con il secondo pilastro che abbiamo individuato per la ri-costruzione di una comunità: la partecipazione.
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Nel corso delle tre giornate previste per la rassegna Care For 2020 dialogheremo nella prima giornata con il prof. Stefano Zamagni sul tema della “responsabilità civile” intesa come “prendersi cura” della “civitas” ossia della comunità delle persone e proveremo ad affrontare il tema più ampio dell’economia civile, quella economia, cioè, che non cerca risposte fuori dall’eco- nomia di mercato ma che pensa ad mercato per così dire diverso, nel quale possano tro- vare spazio concetti come felicità, virtù, bene comune e nel quale sia presente anche una dimensione etica ed umana per troppo tempo estromessa ad esclusivo beneficio di una logica puramente individualista ed utilitaristica.
Nella seconda giornata, invece, è previsto un dialogo a tre sul tema dell’impresa quale agente culturale e sociale del cambiamento e sul legame che può esistere tra l’orizzonte del profitto e l’impegno per un sistema di valori quali l’attenzione all’ambiente ed al ter- ritorio, alla comunità, alla solidarietà.
Nella terza ed ultima giornata, infine, proveremo a vedere come i concetti di cura e par- tecipazione possano trovare una loro collocazione all’interno di un nuovo paradigma che si sta affermando nei rapporti tra cittadini ed enti locali: quello dell’amministrazione con- divisa.
E’ l’esperimento (ormai di successo) che Labsus sta portando avanti da olte cinque anni con il “Regolamento per la Cura e la gestione condivisa dei beni comuni urbani”, regola- mento che anche l’Associazione sta tentando di promuovere a livello cittadino.
Sarà questa l’occasione per presentare ed approfondire alcuni progetti che si candidano ad essere altrettanti “patti di collaborazione” da realizzare nel nostro contesto cittadino.
Il programma delineato prevede, inoltre, alcuni appuntamenti che provano a lanciare al- trettante provocazioni che rientrano nella sfera delle “possibilità” e che attengono, nello specifico, alle tematiche del passaggio da un modello di welfare state ad uno di welfare society o ad una organizzazione del mondo del lavoro che possa rispondere meglio all’esi- genza (in questo tempo di emergenza che viviamo particolarmente sentita) di armonizzare tempi di lavoro e tempi di vita in un’ottica di “liberare il tempo” per sé stessi e per gli altri magari da dedicare proprio alle attività di cura.
Infine, e non certamente da ultimo, una buona parte del programma è stato dedicato a performance artistiche dal vivo perchè siamo convinti che l’arte rappresenti un modo unico, creativo e profondo di prendersi cura di se stessi e degli altri.
Con questa rassegna vogliamo provare a “testare” in qualche modo la nostra anti-fragilità: ci proponiamo di reagire all’imprevisto, ci adeguiamo al distanziamento fisico combat- tendo, invece, il distanziamento sociale.
Nel nostro piccolo vogliamo continuare anche noi a provare a “prenderci cura” sforzandoci di non adattarci ad un ritorno al passato ma cercando “insieme” di costruire un futuro “eutopico”, più giusto e più equo per tutti.