La #fragilità è un sentimento, una condizione prettamente contemporanea che riguarda l’esistenza tanto individuale quanto collettiva. Come si argina la fragilità?
La prima risposta sta tutta in quell’etichetta che accompagna sempre pacchi o imballaggi dal contenuto delicato: “maneggiare con cura”.
Prendersi #cura implica attenzione, responsabilità, vigilanza, vivere con #consapevolezza.
Prendersi cura è sempre un atto creativo, è un gesto che modifica l’esistente generando #bellezza.
Per questo è anche un atto rivoluzionario.
Nasce da qui l’iniziativa “Care for…” dell’Associazione Matera2019, in perfetta continuità con le motivazioni originali e più profonde che spinsero l’associazione ad avviare e sostenere la candidatura di Matera a Capitale euroipea della cultura.
Cura, partecipazione, condivisione, collaborazione per una comunità “anti-fragile”.
La fragilità è un sentimento, una condizione prettamente contemporanea che riguarda l’esistenza tanto individuale quanto collettiva. Le vite singole e le stesse relazioni umane appaiono sempre più fragili, esposte a minacce vere e/o presunte/percepite come tali.
Le nostre città sono divenute entità sempre più fragili tanto nei centri storici da preservare e tutelare (magari dalle minacce di un turismo di massa frettoloso, irrispettoso e per questo spesse volte distruttivo) tanto nelle periferie più moderne in cui si sono ormai evidenti i difetti originari di una pianificazione urbanistica spesso autoreferenziale, avulsa dai contesti, dai reali bisogni e dalle necessità dei cittadini per cui oggi prevalgono l’incuria, l’abbandono, la deprivazione di senso, la “solitudine di massa”.
Il nostro sistema politico appare fragile minato nelle sue fondamenta dalla crisi del meccanismo della rappresentanza e della delega.
Il sistema economico occidentale si è ripetutamente mostrato negli ultimi anni in tutta la sua fragilità (da ultimo la crisi del 2008 tuttora in corso) ed è oggi incapace di generare crescita senza produrre diseguaglianza, spreco di risorse ed esternalità negative.
Da ultimo anche il nostro sistema sociale appare sempre più fragile in modo particolare per quanto concerne il “welfare” che scricchiola inesorabilmente sotto i colpi della crisi economica, della conseguente penuria di risorse e delle incontrollabili dinamiche demografiche, rivelandosi incapace di assicurare adeguato sostegno alle fasce più deboli.
L’atteggiamento che ne consegue è che oscilliamo tra il “carpe diem” e l’indifferenza (che, contrariamente a quello che si pensa, è comunque “attiva”, opera semmai passivamente, ma opera). Viviamo come se il nostro tempo altro non fosse che una moltitudine di particelle separate, senza consequenzialità; viviamo in preda ad una “tirannia dell’istante”, senza memoria del passato e senza una visione di speranza per il futuro.
Come si argina la fragilità?
La prima risposta sta tutta in quell’etichetta che accompagna sempre pacchi o imballaggi dal contenuto delicato: “maneggiare con cura”.
La fragilità di una “cosa” (sia essa un sistema, una persona o un luogo) si combatte con il “prendersi cura”.
Prendersi cura implica attenzione, responsabilità, vigilanza, vivere con consapevolezza.
Prendersi cura è sempre un atto creativo, è un gesto che modifica l’esistente generando bellezza.
Per questo è anche un atto rivoluzionario.
“I care”, scriveva Don Milani, ho a cuore, mi importa…
Nessuno è autorizzato a pensare di essere tagliato fuori, di non avere un ruolo da giocare, di non avere una possibilità di contribuire a trasformare il mondo, la città, la comunità nella quale si vive, anche di pochissimo, di mettere in gioco le proprie competenze e i propri talenti per un bene non solo personale ma anche collettivo.
C’è il pensiero alla base di ogni azione di cura. Per questo alla cura si può essere educati.
Ma la fragilità nei sistemi si argina anche generando e sviluppano adeguati ed opportuni anticorpi quali
- una cultura diffusa della collaborazione, della condivisione, della partecipazione e dell’apprendimento che sappiano promuovere e valorizzare l’azione autonoma e le interazioni tra i diversi soggetti-agenti;
- la promozione di un modello amministrativo in cui non ci siano solo regole calate dall’alto ma anche strategie generate dal basso;
- la valorizzazione di una “intelligenza” della comunità da intendersi come “intelligenza connettiva”, capace di mettere a sistema il patrimonio conoscitivo e di competenze presente nella società e di far cooperare tra loro le diverse energie civiche per la cura e la gestione dei beni comuni locali.
Il primo incontro: martedi 11 dicembre, Casa Cava, Matera – Care for City