Quando nel 2008 ho deciso di imbarcarmi in questa avventura, all’epoca così visionaria, sono stata spinta da un unico grande desiderio: ricostruire, dopo il 1952, un percorso di speranza e di fiducia che portasse i cittadini materani verso un maggiore senso di comunità e di partecipazione; tutto il resto, pensavo, sarebbe venuto da sé. Perché è con la partecipazione “attiva” di tutti che si costruisce la vera cultura di un posto, quella cultura che non è statica ma mutevole, che non appartiene a pochi intellettuali ma a tutta la cittadinanza, che non costruisce stereotipi ma li supera, che non genera clientelismo ma libertà, che non chiude le porte ma le apre.

17 ottobre 2014… l’Anno Zero. Matera riparte e riparte di corsa! Il fermento culturale, avviatosi solo qualche mese fa, coinvolge tutti e anche se con toni forti e a volte “vecchia maniera” o declinati al maschile, la cittadinanza c’è e partecipa. Tanti sono i temi su cui si discute, ci si scontra e confronta ma questo fa cultura. I diritti d’autore, gli allenatori della partita conclusa, le autocelebrazioni, i palchi versus le salette delle parrocchie ogni luogo ed ogni circostanza sono palcoscenico della cultura che si muove. E questo fermento, come l’intero percorso che ci attende, anche se a volte un po’ disordinato, non va “disciplinato” ma va governato a braccia aperte, come fa una madre con i propri figli.

E, proprio a proposito di questa metafora, grande è l’interesse che in questi ultimi giorni aleggia tra quotidiani e social network in merito alla necessità di velare di maggiore “femminilità” la governance del percorso Matera 2019. Ho letto con molto interesse l’articolo di Emmanuele Curti “Matera 2019 e la cura al femminile” e ringrazio Raffello De Ruggieri e Cosimo Muscaridola per aver citato i 50 uomini di acciaio e i 100 uomini di platino e per aver sollevato le polemiche sulla presenza sempre un po’ dietro le quinte delle donne della nostra città. Personalmente ritengo che questo sia un momento di grande attenzione culturale perché le discussioni sulla gestione politica e tecnica del progetto Matera 2019 ci stanno traghettando quasi inconsapevolmente e positivamente su temi di tutt’altra natura che costituiscono la “base” di una società civile prima ancora che culturale. Non credo nelle manifestazioni di piazza e nella spettacolarizzazione dei problemi, ma credo fortemente nel dibattito e nel confronto che non generino ulteriori fratture tra l’essere al maschile e l’essere al femminile ma che divulghino contenuti nuovi ed esempi concreti di identità e protagonismo al femminile. Ritengo che questa sia un’occasione da non perdere per far sì che Matera 2019 rappresenti anche un percorso di progresso sociale e di civiltà. Per questo rivolgo pubblicamente l’invito a tutte le donne che hanno partecipato attivamente alla costruzione di questo percorso (dal team Matera 2019, alle rettrici, alla soprintendenti, a tutte le associazioni attive nel percorso Matera 2019) a collaborare con l’Associazione Culturale Matera 2019 per la costruzione di un tavolo di confronto e dibattito aperto sul tema della partecipazione femminile al percorso di candidatura e alla governance della vittoria: il protagonismo femminile raccontato dalle donne, best practice per uscire dal “dietro le quinte”!… a breve i dettagli di questa nuova operazione culturale.

Matera2019, partecipazione al femminile

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